Condividiamo il Vangelo di domenica 18 agosto ed un intenso
commento pubblicato nella applicazione” Liturgia delle ore”.
+ Dal Vangelo secondo Luca (12,49-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già
acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato
finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma
divisione.
D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi
tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio
contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e
nuora contro suocera».
Commento:
Sono venuto a portare il fuoco sulla terra. E
come vorrei che divampasse.
È stato detto che la religione era l'oppio dei
popoli, ottundimento e illusione.
Nell'intenzione di Gesù il Vangelo è invece
«l'adrenalina dei popoli» (B. Borsato), porta «il morso del più» (L. Ciotti),
più visione, più coraggio, più creatività, più fuoco.
Pensate che io sia venuto a portare la pace?
No, vi dico, ma la divisione. Dio non è neutrale: vittime o carnefici non sono
la stessa cosa davanti a lui, tra ricchi e poveri ha delle preferenze e si
schiera.
Il Dio biblico non porta la falsa pace della
neutralità o dell'inerzia, ma «ascolta il gemito» e prende posizione contro i
faraoni di sempre. La divisione che porta evoca il coraggio di esporsi e
lottare contro il male. «Perché si uccide anche stando alla finestra» (L.
Ciotti), muti davanti al grido dei poveri e di madre terra, mentre soffiano i
veleni degli odi, si chiudono approdi, si alzano muri, avanza la corruzione.
Non si può restarsene inerti a contemplare lo
spettacolo della vita che ci scorre a fianco, senza alzarsi a lottare contro la
morte, ogni forma di morte. Altrimenti il male si fa sempre più arrogante e
legittimato. Sono venuto a portare il fuoco, l'alta temperatura morale in cui
soltanto avvengono le trasformazioni positive del cuore e della storia. E come
vorrei che divampasse!
Come quella fiammella che a Pentecoste si è
posata sul capo di ogni discepolo e ha sposato una originalità propria, ha
illuminato una genialità diversa per ciascuno. Abbiamo bisogno estremo di
discepoli geniali, con fuoco. La Evangelii gaudium invita i credenti a essere
creativi, nella missione, nella pastorale, nel linguaggio. Propone
instancabilmente non l'omologazione, ma la creatività; invoca non l'obbedienza
ma l'originalità dei cristiani. Fino a suggerire di non temere eventuali
conflitti che ne possono seguire (Eg 226), perché senza conflitto non c'è
passione.
Perché non giudicate da voi stessi ciò che è
giusto? Un invito pieno di energia, rivolto alla folla cioè a tutti: non
seguite il pensiero dominante, non accodatevi alla maggioranza o ai sondaggi
d'opinione. Giudicate da voi stessi, intelligenti e liberi, svegli e sognatori,
andando oltre la buccia delle cose:
«La differenza decisiva non è tra chi crede e
chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa» (C.M. Martini). Tra chi si
domanda che cosa c'è di buono o di sbagliato in ciò che accade, e chi non si
domanda più niente. Giudicate da voi... Siate profeti – invito forte e quante
volte disatteso! – siate profeti anche scomodi, dice il Signore Gesù, facendo
divampare quella goccia di fuoco che lo Spirito ha seminato in ogni vivente.
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